Onorevoli Colleghi! - Nicola Badaloni nasce a Recanati il 2 dicembre 1854. Il suo impegno e la viva intelligenza lo portano a laurearsi nel 1877, non ancora ventitreenne, nell'università di Napoli, in medicina e chirurgia.
      Oltre all'opera politica, che gli darà particolare lustro, va ricordata la sua carriera accademica: assistente alla cattedra medica all'università di Padova, libero docente all'università di Perugia e poi di Napoli, diviene membro del Consiglio superiore della sanità e relatore di disegni di legge socio-sanitari contro l'utilizzo di sostanze stupefacenti. Nicola Badaloni, di cittadinanza marchigiana, giunge a Trecenta nel 1878 con un incarico di medico condotto, su richiesta dell'amministrazione comunale. In quegli anni Trecenta era il comune polesano maggiormente colpito dalla «pellagra». Nel giro di pochi anni le sue grandi doti nel campo scientifico, e sanitario in generale, e la sua cura particolare per le classi povere, alle quali andava la sua solidarietà umana e politica, ne fecero un simbolo e un punto di riferimento per tutto il proletariato polesano. Nello stesso periodo accetta dalla deputazione provinciale di Rovigo il compito di indagare sulle cause della pellagra e sui tremendi effetti che tale malattia produce sull'organismo. È una ricerca fatta con passione, in cui egli mette in luce non solo gli aspetti più oscuri della malattia, ma indaga e descrive tutto l'ambiente economico-morale e sociale che attornia il pellagroso. La sua fama di medico, oltre che di politico, lo porta ad essere nominato nel 1889 consigliere provinciale, incarico che manterrà fino al 1919 senza interruzione. È proprio il continuo intrecciarsi tra vita politica e vita professionale che rende questo medico singolare. Nel momento in cui viene riconosciuto «pericoloso», si tenta di limitarne l'attività, non solo in quanto convinto

 

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assertore delle proprie idee, ma anche sotto il profilo professionale. Infatti nel 1894 lo si propone per l'assegnazione al domicilio coatto con l'accusa di «avere dal 1891 in poi, con conferenze pubbliche e in altri modi, manifestato il deliberato proposito di commettere vie di fatto contro gli ordinamenti sociali».
      A volte, osservando troppo il Badaloni uomo politico, si rischia di scordare che egli fu un grande medico, un ricercatore e studioso di due grandi problemi sanitari: la pellagra e la malaria; il Badaloni ha un posto nella storia dello sviluppo scientifico della medicina durante la seconda metà dell'ottocento ed oltre. Se tale sviluppo doveva avere basi legali-amministrative, oltreché culturali e civili, allora possiamo proprio dire che Badaloni agì con chiarezza ed energia anche in questo delicato e complesso settore. Egli infatti comprese che l'efficacia della scienza e della medicina passavano, nella pratica quotidiana, laddove, con competenza e serietà, tutto ciò di cui si disponeva veniva applicato per il bene comune, quindi non solo dalle grandi sedi accademiche e dall'impegno di singoli eminenti scienziati. La tutela della sanità pubblica fu dunque un cavallo di battaglia per Badaloni poiché vi vide un'irrinunciabile condizione: uno Stato sociale equilibrato per accogliere i progressi della medicina e della scienza e in grado di possedere valide fonti e mezzi di prevenzione per debellare definitivamente malattie incidenti economicamente sullo Stato stesso.
      Nicola Badaloni ha fatto veramente molto nel lungo periodo parlamentare e alla fine della prima guerra mondiale lo troviamo stanco e quasi cieco. Si distacca dal partito socialista perché sfiduciato dai continui mutamenti politici. Su proposta di Giolitti è nominato nel 1920 senatore del Regno, viene radiato dall'albo dei sovversivi ed ottiene importanti cariche; si interessa comunque di problemi medici e scientifici: ad esempio l'uso degli stupefacenti e l'impiego dello zolfo bianco. Badaloni, nonostante la vecchiaia, è ancora un uomo carismatico che esorta gli italiani a ridestarsi per rilanciare il loro Paese. Di fronte all'emergere del regime fascista si ritira a Trecenta e si dedica alla professione medica. La sua casa è sempre meta di contadini che vi si recano per consigli e conforti; gli ultimi anni li trascorre a letto e nella completa cecità.
      Fino all'ultimo Badaloni aiutò la gente perché il cibo che gli veniva portato cercava di passarlo ai poveri, benché si trovasse in gravi difficoltà economiche, avendo rifiutato il vitalizio che Mussolini gli aveva concesso. Muore a Trecenta il 21 maggio 1945.
      Nicola Badaloni è una figura di libero pensatore il cui spirito critico lo rende protagonista e precursore di un percorso che costituirà il socialismo politico e i suoi derivati. A differenza di molti altri personaggi politici Badaloni, però, non aderisce incondizionamente a un movimento, né tantomeno lo subisce, ma concorre a formarlo, con senso critico che lo pone, a volte, in posizione di netto dissenso con i compagni di partito. La vocazione per l'umanitarismo di Badaloni non è con seguenza dell'appartenenza partitica, ma ne è la causa. La coerenza con i propri ideali, che lo vedono schierato sempre accanto agli ultimi, lo mettono in contrapposizione con esponenti autorevoli del primo socialismo, come Matteotti o lo stesso Mussolini, che gli viene contrapposto nelle elezioni politiche dallo stesso partito socialista. Badaloni è in primo luogo un filantropo, un umanista nel senso più profondo del termine. L'impegno politico scaturisce da questa vocazione per rendersi «missionario» dei diritti degli ultimi, oltre ogni interesse personale. Per questo Badaloni è un uomo che deve imporsi a livello nazionale come esempio per tutti. Uomo politico, ma, al contempo, al di sopra della politica, Nicola Badaloni dovrebbe essere posto di diritto tra i Padri della patria e come modello straordinario di dedizione ideale e di rinuncia al perseguimento dell'interesse personale.
      Abbiamo qui voluto ricordare, in breve, la storia e le vicende umane di Nicola Badaloni per illustrare il senso della presente proposta di legge, tesa a istituire il Museo nazionale di storia contemporanea
 

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«Nicola Badaloni». Tale Museo avrà anche la funzione di conservare e di valorizzare la memoria di quanto accaduto nei secoli XIX e XX nel territorio polesano.
      Nicola Badaloni è un personaggio relativamente poco conosciuto, il cui ruolo a favore dei poveri va però additato come esempio e approfondito, fino a fare assurgere questo illustre personaggio al ruolo di «patrono» in senso laico.
      Un esempio per tutta l'Italia di oggi, che deve ricercare le radici e le ragioni del suo benessere nella volontà di riscattarsi da un periodo di profonda indigenza, superato grazie al progresso economico, ma anche a conquiste sociali dovute, tra l'altro, all'opera coraggiosa ed eroica di Nicola Badaloni.
      Si tratta di un'opera di memoria e di stimolo per la ricerca e l'analisi storica e storiografica di un periodo e di un'area geografica che non manca di momenti storici fondamentali per la formazione del pensiero contemporaneo.
      Il Museo avrà inoltre il compito di documentare un mondo contadino molto vivace intellettualmente, ricco di folclore e di tradizioni.
      L'articolo 1 della presente proposta di legge prevede l'istituzione del Museo di storia contemporanea «Nicola Badaloni».
      L'articolo 2 definisce le finalità del Museo.
      L'articolo 3 reca la copertura finanziaria.
      L'articolo 4 dispone l'entrata in vigore della legge.
 

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